Viso ricostruito con una protesi

Viso ricostruito con una protesi

Nel giugno scorso a Roma un’équipe di chirurghi plastici ha iniziato la ricostruzione del volto di una ragazza calabrese di 30 anni, a cui manca un occhio, lo zigomo e la tempia. L’intervento è stato realizzato allo European Hospital dai medici volontari dell’associazione SOS Viso. A breve si effettuerà la seconda fase dell’intervento: la ricostruzione vera e propria.

Il fatto
Con il volto devastato dall’età di due anni
La ragazza era stata colpita all’età di due anni da un tumore oculare, un retinoblastoma, che aveva reso necessaria, che aveva reso necessaria l’asportazione di un occhio e dei tessuti circostanti. Ha vissuto dunque per quasi tutta la vita con una parte del viso mancante e cercando di coprire la zona deturpata del volto con una benda e con i capelli.
L’intervento è stato eseguito dalla dottoressa Raffaella Garofano, docente di Chirurgia plastica e ricostruttiva all’università Tor Vergata di Roma e dal dottor Valerio Cervelli, direttore della cattedra di Chirurgia plastica e ricostruttivadella stessa università. I due specialisti hanno realizzato la prima fase della ricostruzione: hanno inserito nel viso della giovane degli impianti in titanio, ai quali sarà poi agganciata una protesi per ricreare la parte mancante di ossa e tessuti e restituire quindi simmetria al volto.
La seconda fase della ricostruzione – l’inserimento della protesi – avverrà quando i tessuti del volto della ragazza saranno del tutto cicatrizzati. L’intervento è completamente finanziato dall’associazione SosViso che ha raccolto i fondi necessari attraverso iniziative mirate.
Colpa di un tumore all’occhio
Il retinoblastoma è un tumore dell’occhio ed è il più diffuso in età pediatrica. L’incidenza è di 1 caso su circa 20mila nuovi nati. Colpisce la retina di uno o entrambi gli occhi e si manifesta di solito precocemente, nella maggior parte dei casi entro i primi 5 anni di vita del bambino. Il segnale più comune del retinoblastoma è un riflesso biancastro del fondo oculare causato dalla massa del tumore che occupa il corpo vitreo (il fluido che riempie i 4/5 posteriori del globo dell’occhio). Questa malattia si distingue in due forme:
1 una forma ereditaria (circa il 40% dei casi) causata dalla mutazione di un gene, che uno dei due genitori trasmette al figlio. In questi casi il rischio che la malattia colpisca entrambi gli occhi è più alta;
2 una forma sporadica, in cui non c’è alcuna componente genetica. Colpisce in genere un solo occhio e si sviluppa in modo più lento.
Le cure tradizionali per il retinoblastoma
Tutti i casi di retinoblastoma possono essere trattati. Ci sono diversi tipi di cura e la scelta dipende dallo stadio e dall’estensione del tumore (se è solo all’interno dell’occhio o anche all’esterno).
Per il retinoblastoma il medico ha varie possibilità di cura:
l’intervento chirurgico, che consiste nell’asportare l’occhio colpito (enucleazione). La radioterapia, per distruggere le cellule tumorali e ridurre le dimensioni del tumore, La crioterapia, che usa il freddo per colpire e distruggere le cellule malate. La fotocoagulazione, che usa un raggio laser per distruggere i vasi sanguigni che alimentano il tumore. A questi trattamenti a seconda dei casi viene associata anche la chemioterapia.
La soluzione sperimentale
Negli ultimi anni risultati molto incoraggianti su un nuovo tipo di cura sono stati raggiunti al policlinico Le Scotte di Siena. La sperimentazione ha riguardato una nuova tecnica di chemiochirurgia: consiste nell’inserire un minuscolo catetere, all’altezza dell’inguine, nell’arteria femorale e raggiungere così l’arteria oftalmica, da cui ha origine quella centrale che irrora l’occhio. In questo modo si somministrano i farmaci di chemioterapia in maniera selettiva e concentrata. Questa tecnica è poco invasiva per l’occhio: le sostanze chemioterapiche aggrediscono il tumore, ma non sono tossiche per la retina.
Gli ultimi risultati disponibili dalla sperimentazione – condotta con la collaborazione di Doris Hadjistilianou, responsabile del centro retinoblastoma dell’unità operativa complessa di oculistica, e di Carlo Venturi, direttore della neuroradiologia diagnostica e interventistica – hanno mostrato una percentuale di successo del 60% (su 38 bambini).
I ricercatori di Siena hanno studiato la nuova tecnica allo Sloane Kettering centre di New York e sono stati i primi ad applicarla in Europa.

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